GENERAZIONI

GENERAZIONI

Un’opera dell’artista crotonese sarà il logo del convegno che la prestigiosa Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale ha programmato per febbraio a Milano

“Generazioni” – tre profili umani slanciati nello spazio ma avviluppati tra loro per evidenziare il patto tra padri e figli senza cui l’umanità rischia di andare a catafascio – sarà l’elegante ma sobrio logo del convegno che la prestigiosa Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale ha programmato per febbraio a Milano.
L’ha riferito l’autore dell’opera, lo scultore e pittore calabrese Antonio Cersosimo, al consigliere regionale Francesco Sulla (Pd) che è andato a trovarlo nel suo “buen retiro” di Crucoli. Un borgo di oltre tremila abitanti della provincia di Crotone noto per la “sardella”, dove l’artista é nato 66 anni fa e dove, dopo la morte della moglie ed anni d’impegno in giro per il mondo – con atelier a Milano ed a Roma – che gli sono valsi riconoscimenti nazionali ed internazionali, è tornato a scolpire nel marmo il mito magnogreco: “Il marmo per me rimane – ha confidato Cersosimo a Sulla – la mia materia preferita. Il marmo è qualcosa che, una volta che hai iniziato a scolpire un’idea, non ti permette di tornare indietro”.

“Generazioni”, tema di stringente attualità in questa congiuntura difficile per l’Europa occidentale, è un’opera che Cersosimo ha realizzato nel 2000 in marmo bianco di Carrara (cm 120x52x35) e venduto ad un collezionista. Ha aggiunto Cersosimo: “Ho dato con grande entusiasmo il mio assenso a monsignor Antonio Staglianò (vescovo di Noto e per un decennio parroco di Isola Capo Rizzuto) con cui ho avuto una piacevole conversazione telefonica, perché l’opera sia il logo di questo importante convegno a cui partecipano eminenti studiosi. Credo che proprio la rottura del patto infra-generazionale sia uno dei nodi che strozzano il Paese. E’ difficile rassegnarsi ad un destino senza futuro qual è quello che stiamo riservando ai giovani e che a me fa venire in mente quel detto secondo cui c’è del grano che non diventerà mai pane…”.

L’opera è stata segnalata da monsignor PierAngelo Sequeri, che oltre ad essere membro eminente della Facoltà Teologica di Milano, è noto come compositore e creatore di una scuola di musicoterapia, ma soprattutto è uno dei più rinomanti teologi indicato tra i “dieci grandi esploratori cristiani” del mondo.

Sulla ha trascorso “piacevolmente” alcune ore con l’artista crotonese che ha realizzato centinaia di opere ed a cui sono stati assegnati importanti premi (I° Premio “Trofeo Brunelleschi”, Firenze 1983; I° Premio “Primavera”, Roma 1989; Premio ”Gli Allori del Palatino”, Campidoglio, Roma 1990; Premio Internazionale “Praeclarus”, Roma 1991; “Premio Internazionale Polivalente per le attività umane”, Roma 1992; Premio “Per una Europa verso il XXI sec.”, Roma 1989; Premio Nazionale “Alma Mater” 1993; Premio alla carriera “Lorenzo il Magnifico”, Firenze 2001) ed ha rappresentato l’arte italiana a Dallas ad “Ajat” 1993, New York, Stoccolma e Budapest.

“Antonio Cersosimo – ha sostenuto Sulla – è una persona che ha vissuto intensamente il suo essere artista sempre portandosi dietro la sua radice di calabrese. Ne sono prova le sue stesse opere che riflettono, attraverso paesaggi e figure estrapolate dal suo vissuto la morbidezza delle forme che sono il tratto distintivo della sua arte, quello che lui stesso definisce la Jonicità del suo stile consolidato in anni di formazione”. L’itinerario formativo di Cersosimo è, infatti, complesso e a tratti sofferto. Ha iniziato dalle fonderie di Bari, poi a Napoli e Roma. Di Cersosimo il pittore Ernesto Treccani (morto due anni fa) che conobbe nel corso dei suoi frequenti soggiorni a Melissa, disse che: “Con lui la materia si arrende ai rischi più insoliti, alle combinazioni più inedite, senza che venga tradita la proprietà della natura stessa, concretizzando l’immagine in modo immediatamente vitale”. Seguendo la grecità delle forme e giungendo alla Jonicità di uno stile originale che si è misurato col marmo, il bronzo il legno, la tela, Cersosimo – temperamento sanguigno e irrequieto – nei suoi lavori ha coniugato, secondo alcuni critici, disperazione e felicità. “Io credo – ha affermato Sulla – che personalità come Cersosimo siano i veri testimonial della migliore Calabria a cui tutti noi dobbiamo prestare più attenzione. Cosi come credo che il suo messaggio, che traspare con vigore da ogni suo lavoro, di un recupero di un’umanità che la nostra società sembra aver smarrito, possa essere accolto sia dai cattolici, com’è dimostrato dalla scelta di utilizzare una sua opera per il convegno organizzato dalla Facoltà Teologica del Settentrione, che dalla cultura laica. Tutti noi, che non intendiamo rassegnarci ad una civiltà che ci vorrebbe ridurre a meri consumatori, possiamo imparare tanto osservando i capolavori di Cersosimo. Per questo è mia intenzione proporre che proprio nel Palazzo del Consiglio regionale a Reggio Calabria, che è la casa di tutti i calabresi in quanto lì sono presenti tutte le opzioni ideologiche, politiche e culturali in rappresentanza del popolo calabrese, sia realizzata quanto prima un’esposizione delle opere del maestro Cersosimo”.

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