JONICITÀ E GRECITÀ

JONICITÀ E GRECITÀ – R. TALIANO GRASSO

L’approdo alla jonicità di Cersosimo scaturisce da un itinerario complesso. Instauratasi e nient’affatto esauritasi la matrice ellenica più che magno greca, confluiscono le forti componenti di Eros e Agape. La grecità, difatti, privilegia la centralità dell’uomo; accanto all’ineluttabilità fenomenica troviamo il riscatto della bellezza, dell’amore della vita, così radicato che anche oggi il mito e la civiltà greca ritornano ineludibili quando si vuole indicare un popolo esemplare dell’umanità per l’umanità, che non rinuncia al mondo perché nella società è la vita stessa.
Valga per tutti quella necessità di espansione assurta a legge fondamentale che ne regge il destino, da sempre proteso a superare tutti i suoi limiti. Siffatti sono uomini e dei, afferrati dal vortice della passione del vivere. E le opere di Antonio Cersosimo sono un inno alla vita scolpite nelle pose fusiforme e plastiche che si slanciano verso un infinito teorico certo, come molte statuette votive per gli aruspici, o la stessa dea etrusca della lunga vita e, in genere, diversi miti archetipo  mediterranei. Di notevole interesse sarebbe una lettura segnatamente junchiana, che potrebbe confermare l’analisi fatta laddove, ad esempio, le figure scultoree e pittoriche culminano spesso in una testa ovoidale senza tratti somatici come la cellula germinale che celebra la vita. Accanto, ecco dove Cersosimo di supera in un’ardua parabola artistica e intellettuale con intensi accenti di pathos, emerge il suo messaggio che non può non rifarsi all’universo cristiano. L’artista acquista ora più arditezza plastica, si libera in un volo più alto più sublime, in nome di un paradigma che fonde Eros e Agape.
Eros è il desiderio dell’altro, Agape è sacrificio, donazione.
Eros è conquista, Agape è grazia.
Eros è nobile autoaffermazione, Agape è amore altruista e dono di sé.
Eros è affascinato dalla bellezza, Agape ama e accetta l’altro.
Le due linfe si intrecciano fino a comporre l’armonia.
Esemplare l’opera “Alta Marea”, dove l’onda sembra assurgere a spartito, oppure l’”Attesa”. È il compimento della lezione di Adorno ovvero che non si trattava di conservare il passato, ma di realizzare le sue speranze. E’ jonicità, quindi, fisiognomica, di paesaggi e figure, quali pure compaiono nel retroterra dell’artista, di “morbidezza delle linee e delle forme”, soprattutto di un nuovo umanesimo che è la forte autentica proposta.

R. TALIANO GRASSO

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