L’ANGOSCIA DELLO SCULTORE

LA JONICITÀ DI CERSOSIMO – L’ANGOSCIA DELLO SCULTORE PER UN MONDO DISUMANO

La primavera da poco arrivata piega con forza il vento, il freddo e la neve per fare posto ai nuovi profumi e ai colori della terra e del mare, alla luce del sole. La stessa terra calda e selvaggia da cui ancora oggi nascono i “frutti” di uno degli artisti calabresi più conosciuti e apprezzati nel mondo dell’arte, Antonio Cersosimo. Originario di Crucoli ma figlio del mondo, da cui ha respirato stimoli, idee ed esperienze diverse tra loro, l’artista ha fatto del piccolo borgo di tremila anime in provincia di Crotone il suo “buen retiro”. Un luogo della memoria da cui trae ispirazione per continuare silenzioso ed elegante il suo trentennale percorso tra le maglie di uno stile definito della Jonicità, segnato indissolubilmente dal legame con la terra d’origine. Qui, da sempre infatti, storia e leggenda si intrecciano e si confondono in racconti di uomini e donne giunti sulle coste calabresi migliaia di anni fa e artefici della Cultura Magno greca. In mezzo, il mare Mediterraneo, elemento naturale ma soprattutto custode fedele di tesori e memorie che grazie alla sensibilità e al talento dell’artista vengono svelati sulle tele, i bronzi e il legno. Ma soprattutto, vengono scolpiti nella pietra dura, in particolar modo nel marmo.


L’itinerario formativo di Cersosimo è complesso e a tratti sofferto. Un percorso iniziato da giovanissimo proprio a Crucoli, ancora oggi terra di ispirazione, ma segnato anche dalla voglia di sperimentare e ricercare nuove forme dell’arte. Un viaggio che nel corso degli anni lo porta a frequentare le fonderie di Bari, Napoli e Roma, e lavorare presso i laboratori di marmo di Carrara, Pietrasanta e Massa. Esperienze fondamentali per un’artista che con coraggio ha messo al centro del suo percorso artistico la volontà di cercare una nuova identità, un proprio stile capace di trasmettere stati d’animo vissuti intimamente e di una dimensione infinita, di riscatto della bellezza e dell’amore per la vita. Filo rosso del suo percorso artistico, la grecità delle forme e la Jonicità di uno stile originale che si è misurato col marmo, il bronzo il legno, la tela.
Il risultato sono opere dalle linee leggere e sinuose, conduttrici di sentimenti e concetti eterni che l’artista sposa con le urgenze della società moderna. Ultime in ordine di tempo sono le due creazioni realizzate in questi primi mesi del 2013, e che come al solito confermano tale percorso umano ed intellettuale.

“Veleni – Svilimento”, è un’opera scultorea in marmo bianco (cm. 62x28x22) con cui l’artista intende sensibilizzare le coscienze sul generale clima di avvelenamento sociale e politico che la società vive. Un periodo in cui sembra regnare sovrano il disincanto, l’incapacità di sperare e di affidarsi agli altri per invertire la rotta che sembra portare inevitabilmente verso l’irreparabile. Un chiaro invito da parte di Cersosimo a desistere, ad abbracciare la potenza e l’efficacia del dialogo risolutore, capace di lenire l’angoscia e fare superare gli steccati della solitudine e degli inutili protagonismi. Un’opera d’arte che vuole invitare ad una reazione attiva, attraverso l’unica strada in grado di accomunare non solo gente di fede diversa, ma anche chi un credo non ce l’ha, ovvero l’impegno umano.

“Fedeltà – fiducia”, invece è il titolo dell’opera scultorea in marmo statuario di Carrara (cm. 102x26x23) con cui Cersosimo sembra quasi voler suggerire all’osservatore di fermarsi un attimo, guardarsi intorno e riflettere. Il fine è quello di scoprire come nei rapporti umani, sia la fiducia l’unico vero motore in grado di tenere viva la fiamma di un sentimento. Una regola di vita forse banale, ma oggi forse data troppo per scontato.
C’è l’urgenza infatti di sapersi fermare, respirare e prendere per mano chi ci sta accanto: un amante, un figlio, un amico. Sapere attendere è la sfida più grande, ascoltare senza interrompere, seguire senza voler per forza condurre.
Sentimenti e forme simbolo di un nuovo umanesimo dell’arte quelli espressi da Antonio Cersosimo, una sorta di augurio per una nuova rinascita sociale e culturale in fondo da tutti invocata, ma troppo spesso poco inseguita fattivamente. Tante, tantissime, le opere simbolo di questo percorso. Impossibile elencarle tutte, ma su una in particolare forse vale veramente la pena soffermarsi:

“Invocazione alla Pace” è infatti una delle più affascinanti e imponenti creazioni dell’artista, un’opera scultorea in marmo (acquabianca) con base in granito rosso; unica nel suo genere non solo per le dimensioni ma anche per la potenza del messaggio che vuole trasmettere.

Collocata sulla sommità del monte “La Pizzuta” di San Nicola dell’Alto, in provincia di Crotone, con i suoi sette metri d’altezza la scultura domina e abbraccia l’intero Marchesato. E’ stata eretta nel 2003 come monito alla guerra del Golfo e dei Balcani. <<E’ come una sorta di richiesta di un aiuto che si spera possa arrivare dall’alto – ha spiegato più volte l’artista nel corso degli anni – come una guida che ci aiuti a ritrovare la via smarrita a causa di conflitti che sembrano non finire mai >>. Era il 2003 appunto, da li in poi nuovi e sempre più gravi conflitti mondiali. Morte, sangue e dolore, molto spesso in nome della democrazia, della libertà e della pace. Allora oggi diventa più urgente reagire, chiedere aiuto. Assumersi ognuno per la propria parte il peso delle responsabilità. Compito a cui non si sottraggono gli artisti quando decidono di veicolare messaggi capaci di generare reazioni e sentimenti spesso sepolti sotto strati di indifferenza e omertà. Compito a cui non si sottrae naturalmente Antonio Cersosimo. << Il coraggio del lavoro – sottolinea infatti l’autore – è necessario per risorgere, così come lo è stata la reazione attiva per superare il dramma emotivo legato alla realizzazione dell’opera >>.
Quintali di polvere e schegge lavorati, e la ferma convinzione dell’artista di quanto il lavoro, la creazione, la materia, il risultato finale, possano fare nei confronti della disperazione. Un’opera, “Invocazione alla pace”, che per sua stessa ammissione custodisce un dramma che coincide con la crisi del tempo, e che non avrebbe potuto raccontare in nessun altro modo.

ANTONELLA GIUNGATA

Estratto CALABRIAONWEB.IT

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